(Serena Ribolzi, DVM, S.I.A.V.)
La Canapa: pianta millenaria storia e utilizzi
L’ utilizzo della cannabis come pianta medicinale e non solo, è una pratica molto antica. La migrazione dei popoli dopo l’ultima era glaciale, ha favorito la diffusione dei suoi semi e la sua coltivazione. E’ interessante notare come nei diversi idiomi europei e asiatici, le parole che descrivono la pianta o parti di essa, sono tutte etimologicamente correlate. Ad esempio la parola canapa in inglese “hamp” e in tedesco “hanf” sono etimologicamente affini alla parola greca “κάνναβις”, al latino “cannabis”, all’italiano “canpa”, al russo “konoplja”. Anche lingue non indoeuropee hanno parole simili come “qunnab” in arabo, “kendir” in turco e “kanap’is” in georgiano, una lingua caucasica. La canapa fu ampiamente utilizzata per la sua fibra resistente, per produrre carta, tessuti, cibo per animali. In tutta Europa durante le Repubbliche Marinare, erano ricercate le vele e le corde per navi fabbricate in Italia, dove si coltivava la canapa migliore grazie al clima mediterraneo. Era altresì utilizzata come alimento e dalla spremitura dei semi si otteneva un olio per svariati utilizzi. Nonostante questa pianta fosse una materia prima così importante, la colonizzazione dell’India favorì l’introduzione del cotone e della juta come fibre che presto la sostituirono.
Coltivazione della canapa in Italia
Ma è soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale con il progredire dell’industria di sostanze sintetiche che la canapa è andata in contro al suo declino. Nonostante ciò, rimase un prodotto versatile e interessante. Il padre dell’industria automobilistica Henry Ford, costruì un prototipo di auto costruito con fibra di canapa il cui motore era in grado di funzionare con l’olio estratto dai semi di questa pianta.
“hemp Body Car” (1937)
Non si fermò del tutto nemmeno lo studio e il suo utilizzo come medicinale. Negli anni Trenta il medico irlandese di nome William Brooke O’Shaughnessy, si ritrovò in India a studiare gli utilizzi terapeutici di questa pianta e ne rimase così affascinato da redigere il primo manuale medico europeo dedicato ai cannabinoidi. Nello stesso periodo lo psichiatra Jacques Moreau trovò così incoraggianti i risultati ottenuti dall’utilizzo della cannabis per alcuni suoi pazienti, da sentire la necessità di portare un saggio alla comunità scientifica europea di allora. Nell’ Enciclopedia analitica di medicina pratica del 1924, vi è riportata una sezione che descrive l’utilizzo dei cannabinoidi per trattare diverse patologie quali: insonnia, melanconia, delirium tremens, tubercolosi polmonare, morbo di Parkinson, ulcera gastrica, neuropatie, infiammazione cronica.
Esempi di medicinali a base di cannabis.
Il vero e proprio declino dell’uso della cannabis avviene verso la fine degli anni Trenta soprattutto con l’avanzare del proibizionismo per mano di William Randolph Hearst magnate dell’editoria con importanti interessi a favorire l’uso della cellulosa a discapito della canapa per produrre carta; anche Lammont Du Pont dell’ industria chimica ebbe forti interessi a proibire questa pianta per favorire i derivati del petrolio (Nylon, Licra, Naflon) che divennero i principali ingredienti per la produzione di oggetti di uso comune come calze, imballaggi, cordame etc.
Volantino propaganda proibizionista.
La Canapa e l’antica Cina
la Cina è considerata uno degli epicentri più antichi del mondo della coltivazione della canapa. La cannabis sativa è stata coltivata in Cina per millenni per essere utilizzata come fibra, cibo e medicina.
Nella letteratura cinese classica, comprese molte famose opere di filosofia, poesia, agricoltura e medicina sono descritti i biotipi di cannabis ricchi di fibre che erano ampiamente utilizzati per l’abbigliamento e la produzione di carta, corde e reti da pesca.
Il più antico testo di medicina del mondo, il Pen-ts’ao Ching, conserva la prima testimonianza dell’uso terapeutico della cannabis. Molto diffuso in Cina durante la tarda dinastia Han, nel II secolo d.C., questo antico libro descrive l’utilizzo della canapa per oltre 100 disturbi, studiati dall’ imperatore Shen-Nung, il padre della medicina cinese che visse intorno al 2000 a.C.
Le infiorescenze erano utilizzate anche per la preparazione di anestetici tant’è che ancora oggi, in cinese la parola anestesia (麻 醉) è composta dal simbolo “cannabis” (麻) e “intossicazione” (醉). A partire dal I e II secolo d.C, in diversi testi tra cui il Shen Nong Ben Cao Jing, note di medici famosi (Ming Yi, Bie Lu) descrivono così la cannabis:
Sapore acre ed equilibrato.
Avvantaggia i cinque visceri e discende il sangue e il freddo Qi (interpretata dall’autore Yang Huating come vivifica il sangue).
Il consumo eccessivo fa vedere 15 fantasmi e correre freneticamente.
Il consumo prolungato libera lo spirito leggero e alleggerisce il corpo.
E’ in grado di rompere gli accumuli, alleviare l’impedimento e disperdere il pus.
Nella Great Encyclopedia of Chinese Medicinals si afferma che il mafen (nome antico del fiore di cannabis) ha le seguenti capacità curative:
Dissipa il vento.
Allevia il dolore e calma la tetania.
Tratta la gotta.
Tratta l’insonnia e la tosse.
Nell’ Illustrated Classic of Materia Medica ( Tu Jing Ben Cao ) del 1070 d.C è descritta una preparazione di cannabis per il trattamento del “vento tossico che invade il midollo”, un forte dolore che inibisce il movimento.
Cannabis: fitocannabinoidi e sistema endocannabinoide
La canapa è una pianta a ciclo annuale con un’altezza variabile tra 1,5 e i 5 metri. La pianta femminile è quella prediletta per la sua capacità di produrre un alto contenuto di cannabinoidi. Infatti, completato il processo di maturazione, il fiore si ricopre di tricomi ghiandolari dove si concentrano cannabinoidi e terpeni. Con il termine cannabinoidi si fa riferimento ad un gruppo di composti terpenofenolici contenuti nella Cannabis sativa. Essi sono idrocarburi aromatici con natura lipofila. Le diverse varietà genetiche di cannabis possono contenere percentuali molto diverse di cannabinoidi, in particolare THC e CBD (da < 0,5 % a >20%). Tra i costituenti non cannabinoidi vi sono i terpeni, idrocarburi aromatici responsabili del profumo, del colore e del sapore caratteristico di ogni pianta. Se ne contano più di centoquaranta e hanno una vasta gamma di attività biologiche tra le quali la funzione di modulazione (potenziamento o mitigazione) degli effetti dei fitocannabinoidi. Negli ultimi anni sono state loro riconosciute proprietà antimicrobica, antifungina, antivirale, antiparassitaria, analgesica, antinfiammatoria, antitumorale.
- Nei mammiferi, uccelli, anfibi, pesci, nei ricci di mare, nei molluschi e nelle sanguisughe è stato identificato un sistema deputato al mantenimento dell’omeostasi dell’organismo definito Sistema Endocannabinoide. Un sistema vecchio di milioni di anni dato dall’insieme dei recettori per i cannabinoidi della pianta e per i cannabinoidi prodotti dall’organismo; da enzimi deputati alla loro sintesi e al loro catabolismo nonché di geni che li codificano.
- Gli endocannabinoidi sono sostanze prodotte dall’organismo derivanti da acidi grassi polinsaturi. Il primo ad essere stato scoperto è AEA (anandamide) il quale agisce come agonista parziale dei recettori CB1 e CB2. Il più noto però è la PEA (palmitoiletanolamide) che possiede una debole affinità per i recettori cannabinoidi ma ha un ruolo importante definito “entourage”. La sua funzione principale è quella di inibire l’enzima responsabile della degradazione degli endocannabinoidi. In questo modo permette di aumentare sia livelli endogeni di AEA sia l’azione di quest’ultimo con i recettori CB1 e CB2. Tali recettori sono localizzati sia a livello del sistema nervoso centrale (CB1) sia nel sistema nervoso periferico (bulbo olfattivo, ippocampo, cervelletto, gangli della base, corteccia cerebrale, amigdala, ipotalamo, talamo, tronco encefalico, sostanza grigia, midollo). I CB2 risultano localizzati soprattutto nel sistema immunitario e solo in misura minore nel sistema nervoso.
Proprio l’affinità dei composti (THC e CBD) della cannabis per questi recettori, ha reso questa pianta un medicinale per diverse patologie:
Trattamento del dolore neuropatico.
Il THC deprime l’allodinia meccanica e termica (studio su roditori).
Epilessia.
Dolore osteoarticolare.
Stomatite cronica del gatto.
Nausea, vomito e regolazione dell’appetito.
La cannabis è anche in grado di inibire la proliferazione delle cellule tumorali, stimolando l’autofagia e l’apoptosi.
Ansia, stress, comportamenti compulsivi.
Osteoartrosi (E’ stato dimostrato che i recettori per i cannabinoidi sono espressi nei sinoviociti, condrociti, cellule ossee e cellule infiammatorie suggerendo un ruolo immunomodulatore e autoprotettivo da parte del sistema endocannabinoide nelle patologie articolari ).
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